Cultura
Ecco lhandicap car auto senza barriere
Vetture speciali con portiere che si aprono attraverso un telecomando, volanti azionati da un pedale, bracci meccanici che estraggono la carrozzina e la portano ad altezza del guidatore.
Torino. Un Forum permanente per il ?diritto alla mobilità?. Lo promuoverà la Fiat, con cadenza periodica, quasi certamente annuale, per mettere assieme e confrontare liberamente le esigenze delle associazioni dei disabili, verificando al tempo stesso lo stato di avanzamento del programma ?Autonomy?. È questo uno dei risultati più evidenti del 2° Workshop Mobility promosso al Lingotto nei giorni scorsi da Fiat ?Piattaforma Mobilità Disabili?. All?appello della casa torinese hanno risposto decine di associazioni grandi e piccole, dalla Fish (Federazione superamento handicap), la Federazione dei paraplegici, alla Uildm, l?Unione di distrofici, all?Aias, all?Anmic, e così via. Segno che il problema mobilità è al vertice delle aspettative del popolo dei disabili e che, di fatto, si riconosce alla Fiat il merito di aver affrontato per prima, fra le grandi case automobilistiche europee, in modo organico il problema, non limitandosi alla fornitura di allestimenti speciali, ma pensando ad un servizio completo di progettazione, consulenza, assistenza, indirizzo legislativo e tecnologico. Sono trascorsi solo due anni da quando un primo incontro tra Fiat e associazioni di disabili, in occasione del lancio dei modelli ?Bravo? e ?Brava?, aveva aperto la strada di un progetto sicuramente costoso e dall?incerto futuro commerciale. In questi due anni sono stati aperti dieci centri di mobilità (vedi riquadro) per valutare le capacità residue di guida, attraverso l?utilizzo di apparecchiature tecnologicamente avanzate, come il simulatore di guida, con l?assistenza di personale specializzato. Un salto culturale e organizzativo, al quale non corrisponde ancora l?adozione integrale delle nuove norme previste dal Codice europeo della strada, ma è certo che l?Italia ha recuperato, in poco tempo, un gap notevole che la separava dal resto d?Europa.
«La Piattaforma Mobilità Disabili – spiega Giuseppe Carretto, responsabile del settore – sta procedendo al fine di conseguire il risultato ultimo e cioè quello di poter far ottenere la patente speciale nell?ambito dei propri Centri in collaborazione con le Commissioni Mediche Locali e con gli ingegneri dell?Ispettorato della Motorizzazione». In realtà il limite tuttora esistente in questo programma è proprio la difficoltà, nonostante i progressi tecnologici, nel riuscire a far guidare anche disabili gravi, che pure, in molti casi, potrebbero, con l?adozione di opportuni accorgimenti, superare il deficit motorio in condizioni di assoluta sicurezza. Le cifre, del resto, parlano chiaro: «Lo sforzo di Fiat Auto nell?allestire i 10 centri esistenti in Italia – afferma Antonio Ridolfi, fisioterapista, coordinatore dei Centri di mobilità – è stato premiato da un grande numero di prenotazioni (1630 al 30 settembre ?97) per visita al Centro di Mobilità: le oltre 55 vetture disponibili nei Centri coprono, con i loro adattamenti, un grande ventaglio di patologie disabilitanti e continui aggiornamenti contribuiranno a permettere alle persone con gravi disabilità motorie di provare le loro capacità residue». Ma i pregiudizi restano, e sono duri a morire. Poco importa ricordare che si guida con la testa, e non con i piedi. L?idea largamente condivisa è che i disabili al volante siano comunque un pericolo, o almeno un intralcio. Al programma Fiat, dunque, manca forse soprattutto il coraggio culturale (ed economico) di una grande campagna di comunicazione per diffondere questo prodotto, per una volta non smaccatamente commerciale, contribuendo, perché no?, a cambiare mentalità e abbattere pregiudizi. Magari vendendo qualche auto in più.
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